Engagement, coinvolgere oltre il click

Engagement - coinvolgere oltre il click

Engagement, il successo di un brand

Nel panorama del marketing digitale contemporaneo, l’engagement rappresenta uno degli indicatori più significativi per misurare il successo di un brand.
Non basta più attirare clic o visualizzazioni: ciò che davvero conta è la capacità di coinvolgere le persone, costruire una relazione autentica e duratura, trasformando il pubblico in una community attiva.

Il concetto di engagement va dunque ben oltre la semplice interazione: racchiude il livello di attenzione, fiducia e partecipazione emotiva che un utente sviluppa nei confronti di un marchio, un contenuto o un’esperienza.
Un alto tasso di engagement indica che il brand riesce a ispirare conversazioni, stimolare condivisioni e, soprattutto, generare connessioni significative.

Oggi, grazie ai social media, ai contenuti personalizzati e alle nuove strategie di brand storytelling, l’engagement è diventato la nuova moneta del marketing relazionale: è ciò che trasforma un utente occasionale in un sostenitore fedele, e un semplice follower in un ambasciatore del marchio.

In questo articolo scopriremo cos’è davvero l’engagement, come si misura nei diversi canali digitali e quali strategie permettono di aumentarlo in modo efficace, sostenibile e coerente con i valori del brand.

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Cos’è l’engagement

Nel marketing digitale, il termine engagement, in italiano “coinvolgimento” o “partecipazione attiva” rappresenta il livello di interazione e legame emotivo che un utente instaura con un brand o con un prodotto/servizio e quanto sia motivato a interagire con esso.
 
Nello specifico, non si tratta semplicemente di contatti superficiali, come una visita sul sito o un clic su un post ma di stabilire una relazione duratura e significativa. In altre parole, l’engagement è la relazione che si crea tra il consumatore e l’azienda in cui il primo non è più solo un destinatario passivo di messaggi pubblicitari, ma parte attiva della comunicazione.
Questo concetto viene spesso indicato come Consumer Brand Engagement (CBE), che sottolinea il contributo proattivo degli utenti nella vita del marchio che commentano, condividono, valutano prodotti, partecipano a discussioni e, in questo modo, contribuiscono alla costruzione della reputazione del brand attraverso contenuti generati personalmente (User Generated Content).
 
Nello specifico, un consumatore realmente coinvolto:
 
  • interagisce con i contenuti pubblicati, esprimendo opinioni o suggerimenti;
  • partecipa a discussioni e iniziative promosse dai brand;
  • condivide esperienze personali.
 
Di conseguenza l’engagement diventa un indicatore di fidelizzazione e di soddisfazione del cliente. Chi partecipa attivamente alla vita di un brand è più incline a ripetere acquisti e a promuovere spontaneamente il marchio presso la propria rete di contatti.
 

L’engagement rate e le metriche per misurarlo

Per comprendere l’efficacia di una strategia di engagement, è fondamentale conoscere il concetto di engagement rate, ovvero il tasso di interazione del pubblico con i contenuti di un brand.

Si tratta di un dato percentuale che indica quanto un post, una campagna o un canale riesca a stimolare reazioni da parte degli utenti.
Il calcolo è molto semplice: il tasso di engagement si calcola dividendo il numero di interazioni ricevute da un contenuto per il numero totale di follower, e poi moltiplicando il risultato per 100 per ottenere la percentuale.

Tuttavia, esistono diverse varianti a seconda della piattaforma o dell’obiettivo della misurazione:

  • per post: interazioni del singolo contenuto divise per i follower totali;
  • giornaliero: interazioni totali in un giorno divise per i follower;
  • medio: calcolo su più giorni per ottenere una panoramica stabile.

Allo stesso modo, è necessario monitorare anche dei KPI che includono:

  • time on site: durata delle visite sul sito;
  • bounce rate: percentuale di abbandono delle pagine;
  • pagine visitate per sessione: indica quanto il contenuto del sito riesca a trattenere gli utenti;
  • conversion rate: misura quante interazioni si traducono in azioni concrete, come ad esempio acquisti o iscrizioni;
  • abbandono e valore medio del carrello: per valutare la fidelizzazione dei clienti e l’efficacia della comunicazione;
  • frequenza e ripetizione degli acquisti: rileva l’efficacia della relazione continua con il cliente.

Strategie ottimali

Per massimizzare l’engagement, le aziende possono adottare diverse strategie pratiche. Tra queste, è di certo necessario citare:
 
  • scoprire cosa piace ai clienti: per capire interessi, valori e comportamenti risulta molto utile analizzare le buyer personas;
  • segmentare il pubblico per creare contenuti e offerte mirate;
  • offrire contenuti di valore e interattivi: testi, immagini, video, quiz e sondaggi che stimolino la partecipazione;
  • personalizzare la comunicazione: messaggi e email su misura per ogni singolo utente, basati sulle loro precedenti interazioni e preferenze;
  • dare risposte rapide e personalizzate ai commenti e ai messaggi diretti;
  • costruire una brand identity chiara: per rendere il marchio riconoscibile è necessaria coerenza visiva e valoriale;
  • costruire comunicazioni autentiche che riflettano i principi dell’azienda, anche su temi sociali o ambientali;
  • stimolare una conversazione bidirezionale, utilizzando in modo integrato di social, email, blog, eventi e altri touchpoint digitali;
  • creare un dialogo continuo e aperto, che permetta agli utenti di interagire in qualsiasi momento.
Infine, occorre precisare che l’engagement non è un fenomeno monodimensionale ma può essere analizzato secondo le tre principali dimensioni della comunicazione:
 
  • emotiva: mira a suscitare sentimenti positivi e affetto verso il brand, contribuendo alla fidelizzazione;
  • cognitiva: crea associazioni positive, aumenta la brand awareness e consolida la reputazione del marchio;
  • conativa: induce a compiere azioni, come ad esempio commentare, condividere etc.
 

Vantaggi principali

Di certo, investire nell’engagement porta vantaggi tangibili tra cui in particolare:
 
  • rafforzare la fidelizzazione dei clienti, che ripetono gli acquisti presso il medesimo brand;
  • generare una promozione spontanea del brand, con clienti che ne diventano ambasciatori;
  • creare una community attiva, in grado di migliorare la percezione del brand e facilita il networking professionale.
 
Per comprendere al meglio il concetto, è possibile analizzare esempi concreti come Nike, che ha costruito la propria community sportiva grazie alle molteplici iniziative.
Inoltre, anche i dipendenti coinvolti e motivati che condividono contenuti e valori aziendali, migliorano la reputazione interna ed esterna.
 
In quest’ottica, monitorare costantemente i KPI e adattare le strategie in base ai dati raccolti consente di mantenere alto il tasso di coinvolgimento e di creare esperienze memorabili per il pubblico.
Occorre però precisare che si tratta di un investimento a lungo termine: i risultati non sono immediati, ma contribuiscono a costruire relazioni solide e durature, fondamentali in un mercato sempre più competitivo come quello attuale.
 
Come abbiamo visto, l’engagement è il riflesso della qualità della relazione tra brand e pubblico. Creare contenuti rilevanti, personalizzare la comunicazione e costruire una comunità partecipativa significa trasformare follower e clienti in protagonisti attivi, capaci di contribuire alla crescita e alla reputazione della propria azienda.
 
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