SearchGpt, il motore di ricerca AI arriva negli Stati Uniti
Dopo il successo di ChatGPT OpenAI ha deciso di lanciarsi in una nuova sfida con SearchGpt. Lanciato per ora solo in forma sperimentale e con accesso limitato si tratta di un motore di ricerca basato sull’intelligenza artificiale. La sua presentazione ha avuto luogo a luglio, quando l’azienda ha selezionato i fortunati utenti destinati a poter scoprire per primi le potenzialità di questo progetto. La lista d’attesa si è chiusa e gli esiti sono arrivati via mail.
Ad essere precisi non si tratta di una creatura del tutto nuova per OpenAI. In realtà  infatti questo motore di ricerca risulta integrato all’interno di ChatGPT. Il suo ruolo principale è migliorare il chatbot in modo che restituisca risposte più rapide e affidabili agli utenti, con tanto di link alle fonti. Non si basa però su algoritmi di indicizzazione, ma su un’interazione molto più naturale con l’utente.
Come funziona SearchGpt
Al momento la versione utilizzabile è ancora un prototipo e a poterla usare sono solo 10.000 utenti selezionati fra gli utenti Plus e Team già registrati su ChatGPT.
Grazie ai feedback che l’azienda raccoglierà con questo gruppo, si potranno effettuare delle modifiche per migliorare la qualità dei risultati forniti e l’esperienza utente in generale. Sul sito l’annuncio è ancora presente, quindi la fase di test non è ancora terminata.
Il funzionamento di questo motore di ricerca si basa su algoritmi di machine learning oltre che deep learning.
Il primo richiede di avere a disposizione dei dati strutturati e categorizzati, ed è una tecnologia più semplice. Al contrario il deep learning non ne ha alcun bisogno e in più è assente la supervisione umana.
Il software è libero di categorizzare i dati a disposizione, ma a differenza del machine learning ne richiede una quantità decisamente superiore in quanto svolge un compito molto più complesso.
SearchGpt infatti non restituisce solo una serie di link come la SERP di Google, ma risposte contestualizzate e dettagliate. Per l’utente l’esperienza diventa quindi più personalizzata e chiara, senza dover esaminare più link per trovare le informazioni di cui aveva bisogno.
In più utilizza un approccio chiamato Retrieval Augmented Generation (RAG), una tecnica basata sull’intelligenza artificiale che usa modelli linguistici di larghe dimensioni (LLM).
Gli LLM infatti forniscono una risposta testuale alle query cercando di renderla il più simile possibile a quella che potrebbe dare un essere umano. Una volta che l’utente ottiene un primo feedback ha la possibilità di porre domande follow-up per chiarire eventuali dubbi o ottenere informazioni in più.
Le maggiori differenze con Google Search
Per capire quanto sia innovativo SearchGpt rispetto ai classici motori di ricerca possiamo partire dalla query.
Mentre su Google serve scrivere una o più parole chiave ben selezionate prima di premere invio, il progetto di OpenAI risponde a domande poste per esteso. Invece di cercare “ricetta pan di spagna” quindi si può semplicemente domandare “Qual è la ricetta tradizionale del pan di spagna?“.
In secondo luogo con Google una volta elaborata la SERP occorre scrivere una nuova query per ottenere più informazioni, ripartendo da capo.
Con la nuova feature di OpenAI invece si può intrattenere una conversazione, quindi si possono ottenere dettagli in più senza dover fare una nuova ricerca. In più le risposte saranno personalizzate in base alla richiesta, mentre con Google Search la personalizzazione è più complessa.
Dal punto di vista del ranking dei risultati, su SearchGpt l’ottimizzazione e le strategie SEO contano poco per ottenere maggiore visibilità . Del resto al momento sul motore di ricerca di OpenAI non ci sono Ads come invece vale per Google, quindi dal punto di vista pubblicitario non porterebbe grossi vantaggi ai brand. Per questo motivo al momento si tratta di un terreno neutrale.
Allo stesso modo i feedback e il comportamento degli utenti non hanno alcune influenza sulle risposte che può dare la nuova funzione di ChatGPT né sull’autorevolezza delle fonti. Bisogna dire che però Google Search mantiene il vantaggio di fornire come risultati sia pagine web che video, immagini e altri media.
Come potrebbe rispondere Google a SearchGpt
L’integrazione di questa nuova funzionalità all’interno di ChatGPT per molti è un segnale del fatto che OpenAI punti a cercare nuove fonti di reddito.
Investire nelle tecnologia di intelligenza artificiale infatti sta comportando costi rilevanti per la società , tanto che potrebbe perdere miliardi di dollari senza un modo per compensare. Entrare nel mondo della ricerca web consentirebbe a OpenAI di confermarsi pioniera mentre altri brand si stanno espandendo nel mondo dell’intelligenza artificiale.
Il progetto del chatbot Gemini di Google (inizialmente Bard) è un ottimo esempio di concorrenza.
Si tratta di un software gratuito come ChatGPT, e grazie alla sua feature Imagen 2 può anche produrre immagini. In più ha accesso in tempo reale alle informazioni di altri servizi Google come Maps o YouTube, e se l’utente lo desidera anche Workspace. Gli utenti che hanno il pass Gemini Advanced hanno accesso anche ad altre funzionalità , ma solo pagando l’abbonamento previsto di 20 dollari al mese.
Anche con SearchGpt integrato, ChatGPT al momento risulta in difetto rispetto a Gemini per quanto riguarda le immagini. Quelle che è in grado di restituire infatti hanno uno stile che di realistico ha ben poco, mentre il chatbot di Google punta molto su questo aspetto. Al di là delle varie funzioni però bisogna precisare che Gemini è pensato anche per essere di supporto al marketing.
Uno sguardo al futuro
Il successo di SearchGpt potrebbe portare i brand a dover rivedere in modo radicale le proprie strategie pubblicitarie per ottenere visibilità sul web.
Dato che avere professionisti della SEO non tornerebbe più utile c’è il rischio tangibile che diversi content creator e copywriter possano perdere il proprio lavoro. Dall’altro lato però le aziende per emergere in questo nuovo scenario dovrebbero investire molto di più sulla qualità dei propri contenuti.
Anche le abitudini degli utenti però cambierebbero con l’avvento di questo nuovo motore di ricerca. Ottenendo subito risposte pertinenti e personalizzate fare una ricerca richiederebbe molto meno tempo di prima. La durata della navigazione media scenderebbe, limitando anche i contenuti visualizzati durante la singola ricerca.