Video search e ottimizzazione SEO
La Search Engine Optimization (SEO) non vale solo per testi e le immagini ma anche per la video search. Questo tipo di contenuti sta diventando sempre più sfruttato da parte dei brand per le proprie campagne di marketing, ma la keyword search nel loro caso funziona in modo molto diverso dai contenuti testuali.
Non bisogna e non si deve mai pensare di poter progettare un video come un articolo.
La ragione principale è che gli utenti vengono indirizzati ai video prevalentemente attraverso YouTube. Le ricerche svolte attraverso questa piattaforma però sono diverse da quelle svolte tramite il sistema di ricerca di Google. Più direttamente, le parole chiave vanno selezionate secondo altri criteri per dare visibilità ai video.
La video search e le piattaforme di hosting
Nel periodo recente i contenuti video sono diventati uno dei maggiori focus da parte dei brand in quanto presentano una flessibilità notevole rispetto ad altri strumenti. In più stando ai dati le persone passano sempre più tempo a guardarli sul proprio cellulare, tanto che in America la media è di circa 100 minuti al giorno.
Il primo aspetto da considerare è la piattaforma di video hosting che si intende utilizzare.
La maggior parte dei brand opta per YouTube o Facebook, che consentono di raggiungere una platea di quasi 3 miliardi di persone. Curando bene la SEO dei contenuti si tratta del terreno ideale rispetto a limitarsi a posizionare i contenuti sul proprio sito.
Per ottimizzare la video search serve però soprattutto curare l’aspetto del customer engagement, partendo dalle informazioni che si hanno a disposizione.
Quando un certo video mostra diverse condivisioni sui social da parte degli utenti, commenti e visualizzazioni significa che si tratta del modello da seguire. Un punto di forza è anche incoraggiare gli utenti a commentare e interagire in modo da coinvolgerli. Google tende a considerare “utile” un video proprio in base a quanto il pubblico del web tende ad interagirci.
Per spingere gli utenti a cliccare su un video inoltre è essenziale che abbia una thumbnail (miniatura) che incuriosisca.
Si tratta dell’immagine di anteprima di un video, fondamentale per determinare se gli utenti proveranno o meno a visualizzarlo, un po’ come funziona per la copertina di un libro. Non influenzano il ranking direttamente, ma devono incuriosire.
Migliorare la SEO su YouTube
Quando si parla di video search bisogna considerare che la maggior parte delle visualizzazioni dei propri contenuti avviene da YouTube.
L’algoritmo della piattaforma punta a trovare agli utenti i video più utili e interessanti, dunque usare diverse keyword è la strategia giusta. Bisogna includerne parole chiave primarie, secondarie e a coda lunga. Per ora purtroppo non ci sono tool specifici che aiutino a scegliere per YouTube.
Le keyword vanno posizionate in modo strategico, prima di tutto nel titolo e nella descrizione del video, come nome del file e naturalmente nei tag.
L’importante è non usarne troppe o ripetere sempre le stesse, che può causare difficoltà agli utenti confondendoli sui contenuti che stanno per visualizzare. Per dare un ordine e maggiore chiarezza conviene anche organizzare i contenuti all’interno di più playlist.
Per ottimizzare la video search serve infatti che YouTube capisca i temi principali trattati all’interno di un canale. Anche per il titolo da dare alle playlist bisogna scegliere con cura le keyword perché l’algoritmo faciliti la navigazione agli utenti.
I video quindi non vanno aggiunti all’una o all’altra a caso ma facendo attenzione a non mescolare contenuti troppo diversi fra di loro.
YouTube inoltre tende a favorire chi continua a fare editing sui propri video, cambiando il titolo o aggiornando la thumbnail. Volendo è possibile modificare anche solo uno spezzone anziché l’intero video, o ridimensionarlo togliendone una parte.
Ottimizzazione video search: come sfruttare i contenuti suggeriti di YouTube
Si tratta di tutti i video che l’utente può vedere in colonna a destra sullo schermo nel caso stia guardando YouTube da PC, o scorrendo verso il basso sullo smartphone.
Di norma si tratta di contenuti che trattano lo stesso argomento di quello che si sta visionando sia dello stesso canale, che ad opera di altri youtuber.
Spesso sono anche video visualizzati in precedenza dall’utente, ma tutto dipende da come se ne è curata l’ottimizzazione.
Per spingere a guardare alcuni dei contenuti suggeriti può tornare utile inserire una call to action che inviti a vedere altri lavori, inserendo il loro link.
Prevedere delle serie di video dedicate a un particolare tema o lo stesso argomento spezzato in più episodi. Ma ottimizzare la video search significa anche evitare che i contenuti pubblicati abbiano una conclusione troppo lunga, che occupa metà della durata.
Su YouTube non bisogna dimenticarsi di sfruttare a dovere i video tag, scegliendo con cura quelli più popolari per i temi che si trattano.
Ci si può ispirare a quelli usati dai creator di successo che si occupano della stessa nicchia, adattandoli in parte in modo che siano più adatti ai propri video. Mantenere una certa coerenza nel loro uso viene premiato dall’algoritmo perché rende più chiari gli argomenti trattati dal canale.
Non solo YouTube
Senza limitarsi a YouTube, è il caso di fare un discorso più generale per i brand che invece preferiscono sfruttare la modalità embedded di questi contenuti sulla propria pagina web.
Prima di tutto se si vuole che il video appaia nei risultati di ricerca per condurre gli utenti al proprio sito conviene evitare YouTube.
La piattaforma infatti tenderà a dirigere il traffico verso di sé anziché verso altri domini, che andrebbe a suo discapito.
Oltre ai consigli già elencati nei paragrafi dedicati a YouTube possiamo parlare dell’aggiunta della funzione Chapters.
I capitoli permettono agli utenti di individuare subito la parte di video di loro interesse senza doverlo visualizzare tutto, consentendo di risparmiare tempo. Google indicizza più facilmente i video divisi in capitoli, che così tendono a posizionarsi più in alto nei risultati.