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Generazione Z: le 10 parole chiave per decifrare il loro mondo

Generazione Z

10 parole chiave per decifrare il mondo della Generazione Z

Chi è nato tra il 1995 e il 2010 prende il nome di Generazione Z.

Scopriamo quali sono le caratteristiche per comprendere al meglio i giovani d’oggi!

Indice
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Generazione Z

I ragazzi Generazione Z sono all’incirca 2,5 miliardi. E sono destinati a crescere fino a raggiungere 1/3 della popolazione mondiale e 1/4 delle risorse umane aziendali entro il 2025.
 
Ai giorni d’oggi inoltre gli under 30 stanno entrando nel mondo del lavoro. Sapere comunicare con loro, sia come collaboratori che come potenziali clienti, è fondamentale, anche dal punto di vista aziendale.
 
Per cosa si caratterizzano? La Generazione Z è:
  • tech e con padronanza degli spazi digitali;
  • socialmente attenta;
  • desiderosa di conquistare una propria autonomia;
  • nata e cresciuta in un mondo iperconnesso;
  • alla ricerca di esperienze sociali spesso online e con dinamiche e coinvolgenti.
 
Gli studi globali condotti sulla Generazione Z hanno ad oggi rilevato dati molto illuminanti.
 
Un dato molto importante emerso dalle analisi è come per i brand sia prioritario imparare a parlare la lingua della Generazione Z.
Questo linguaggio è infatti fortemente influenzato dalla tecnologia e dall’abitudine ad agire in spazi digitali. Il contesto assume dunque un’importanza fondamentale, carico di nuovi significati.
 
Questa generazione è cresciuta con gli smartphone e internet. Questo fattore ha inevitabilmente formato il loro modo di comunicare: creativo, dirompente e umoristico.
Comprendere le regole sottostanti i flussi di comunicazione, e inserirsi dentro di questi, è la chiave per conquistare i giovani adulti.
Anche brand è richiesto quindi di cominciare a costruire rapporti già da ora, facendo sentire la propria presenza.
 

Il vocabolario della Generazione Z

Analizziamo ora alcuni vocaboli da conoscere per poter interagire con la Generazione Z:

  • ghosting: neologismo utilizzato quando una persona non risponde più ai messaggi di un’altra. Dal punto di vista aziendale si riferisce ad un brand che non risponde alle richieste del pubblico giovane. Avviene quando i canali social non sono attivati al meglio e non monitorano commenti o messaggi privati;
  • droppare: dall’inglese letteralmente lanciare o rilasciare. L’utilizzo dipende al contesto. Può significare lanciare una canzone con annesso video, pubblicare una foto o rilasciare un codice sconto per un prodotto;
  • triggerare: descrive la reazione di rabbia sul web di un singolo o un gruppo di utenti. Spesso accade quando vengono trattati argomenti sensibili, quali animali o genere sessuale. In ambito aziendale descrive una serie di ingiustizie o comportamenti ostili che portano alla ricerca di un nuovo lavoro;
  • blastare: neologismo importato dal mondo dei videogames. Significa “zittire” il proprio interlocutore quando ci si sente attaccati. I brand più forti hanno follower fidelizzati che rispondono agli haters confutando totalmente la critica. Rafforzare la propria community e creare dei legami è molto importante e crea benefici come questo;
  • contenuti creati dai commenti: si parte dalle domande nei commenti, di solito quelle con più like, e si creano dei video di risposta. Questi contenuti hanno un’alta probabilità di successo e dimostra che il brand ha cura della propria community. 

 

Altri termini di ampio utilizzo tra i giovani 

Altri vocaboli di cui la conoscenza è essenziale per poter interagire con la Generazione Z sono:

  • cringe: atteggiamenti altrui che suscitano una sensazione di imbarazzo e disagio. Spesso anche spot pubblicitari o video su social vengono indicati in tale modo. La causa spesso è un modo di scimmiottare la comunicazione dei giovani, snaturando la propria identità come persona o brand;
  • divergenze: interessi e atteggiamenti contrastanti uno con l’altro. Ad esempio, l’approccio sostenibile porta all’iscrizione ad app di compra-vendita di oggetti di seconda mano. Allo stesso tempo però, è presente l’abitudine di comprare vestiti di noti brand online, utilizzarli una volta e renderli indietro gratis. Ciò crea un danno economico sia alle imprese che all’ambiente. Alle aziende costa infatti molto di più gestire e rimettere in vendita un capo, rispetto a buttarlo via;
  • micro-community: cambiamento nel modo di comunicare. Parte dei giovani fruisce passivamente dei contenuti social senza pubblicare nulla ma guardando gli altri;
  • unfluencer: la ricerca di contenuti informativi, interessanti e autentici. Riguarda anche gli influencer, di cui in generale non si fidano. Da qui nasce il trend degli unfluencer. Si tratta di influencer etici che parlano di aspetti culturali e sostengono nei loro canali progetti legati ad associazioni non profit o cause sociali;
  • secondi profili autentici: la creazione di secondi profili social per comunicare con i propri amici. Impostati come privati sono seguiti in media da poche decine di utenti. Permettono di scherzare ed essere sé stessi, distanti dagli occhi di parenti e adulti vari. 

 

Comportamenti tipici: come deve agire un brand?

Alcuni comportamenti tipici della Generazione Z sono

  • autenticità: si sta prendendo sempre più la distanza da ciò che è percepito come perfetto. Sono infatti preferibili le esperienze intime, anche imperfette, che però risultino autentiche e oneste. 
  • fluidità: complice la tecnologia, le distinzioni tra mondo virtuale e reale si stanno facendo sempre più labili. L’interattività è senza interruzione e reale e virtuale si compenetrano sempre più;
  • inclusività: la nuova generazione sta crescendo in un mondo sempre più inclusivo. Soprattutto quando si tratta di cultura, intrattenimento, apprendimento. Le community online sono accoglienti, diversificate al loro interno ed aperte a tutti;
  • collaborazione: la fruizione passiva di contenuti non va più di moda. Le tecnologie d’oggi permettono di prendere parte a esperienze condivise;
  • propositività: i giovani d’oggi vogliono portare all’attenzione dell’opinione pubblica diverse questioni, ambientali e sociali. Credono nella possibilità di un cambiamento positivo. Si aspettano quindi questo tema di vedere rispecchiato anche nei valori espressi dai brand.

Tutti questi comportamenti costruttivi sono tipici della Generazione Z e riflettono al meglio le esperienze e i valori culturali di questi giovani adulti.

I brand devono essere in grado di cogliere e intercettare il cambiamento generazionale in atto andando oltre le abitudini culturali passate.

Creare quindi messaggi realmente rilevanti per il pubblico emergente, guidarlo, acquisire nuovi clienti e, insieme a loro, crescere. In un mondo veloce come quello in cui viviamo oggi, il cambiamento è una costante. Instaurare un rapporto con i consumatori di domani è fondamentale.

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