Volatilità della SERP: gestire le fluttuazioni del ranking Google
La volatilità della SERP è causata dalle fluttuazione di ranking che hanno i risultati di una ricerca dovuti agli aggiornamenti degli algoritmi e altri fattori. Nessun sito ne è immune (nemmeno se si trova in cima ai risultati) e per questo sapere come analizzarla è fondamentale per non perdere troppe posizioni e anzi provare a migliorare il ranking.
Monitorando le fluttuazioni infatti è possibile capire quali siano le tendenze di ricerca del momento e persino quando stia per arrivare l’aggiornamento successivo dell’algoritmo di Google. Quelli annunciati di solito infatti sono solo quelli principali o che comportano un impatto maggiore mentre altri minori passano in secondo piano.
Perché si parla di volatilità della SERP
La Search Engine Results Page (SERP) non è altro che la pagina dei risultati che il motore di ricerca restituisce in risposta a una query effettuata da un utente. In media per ogni pagina compaiono circa 10 url che rappresentano i contenuti considerati migliori per la ricerca e che possono variare a seconda che si utilizzi Google, Bing o un altro motore.
Per posizionarsi bene il segreto è adottare una buona strategia SEO ma gli aggiornamenti dell’algoritmo rischiano di vanificare ogni sforzo se non considerate. La volatilità della SERP non riguarda solo le prime posizioni ma anche le pagine che vanno dalla numero due alla numero cinque. Queste sono meno percepite perché raramente si scorre lungo i risultati che non entrano nella top 10.
Ogni anno Google realizza 500 o 600 modifiche del proprio algoritmo ogni anno. Molte di queste modifiche non influiscono troppo sul ranking delle pagine ma alcune di queste sì e occorre utilizzare appositi strumenti per stimarne l’impatto come.
Quali tool usare per stimare le fluttuazioni
Sul web ci sono molti tool gratuiti che forniscono stime sulla volatilità della SERP e le sua variazioni lungo un certo lasso di tempo. Eccone alcuni molto usati:
- Rank Risk Index. Progettato da Rank Ranger questo strumento analizza ogni giorno le variazioni per 10.000 domini e keyword oltre a elaborare grafici sul loro andamento nei precedenti trenta giorni. Il valore attribuito alla volatilità varia fra 0 e 100 e diventa preoccupante qualora superi il valore di 70. Per evidenziare quelle più serie nei grafici Rank Risk Index usa il colore rosso.
- Mozcast. Le fluttuazioni analizzate da questo report coprono quelle registrate nel corso di 90 giorni e le monitora ogni 24 ore per 10.000 parole chiave. Mozcast esiste dal 2012 e usa un metodo particolare per stimare la volatilità della SERP usando i simboli metereologici: più alta è la temperatura più l’algoritmo di Google è instabile.
- Semrush Sensor. Anche questo tool come Rank Risk Index mostra le fluttuazioni della SERP coprendo un lasso di trenta giorni usando nei grafici i colori blu, verde, arancio e rosso. In più però guarda il ranking dei risultati suddividendoli per argomento (Arte & intrattenimento, Salute, Giochi…) e fornisce un valore medio per la volatilità che va da 1 a 10.
Altri fattori che possono influire sulla volatilità della SERP
Non è solo colpa degli aggiornamenti all’algoritmo di Google se una pagina web può perdere posizioni. Ci sono degli aspetti da considerare relativi alla costruzione del sito che possono portare a fluttuazioni in negativo. Per esempio eseguire update periodici alle pagine web a un sito fa sì che questo sia sottoposto a un nuovo ranking e quindi che la sua posizione possa cambiare.
Infine per portare a fluttuazioni di ranking positive un potere da non sottovalutare ce l’hanno i backlink, sia in termini di numero sia di autorità del brand o sito da cui provengono. Google li considera per il ranking perché sono un indice della competenza e affidabilità di una pagina web dato che sono siti terzi a citarla.
Infine c’è una differenza a livello di volatilità fra i risultati di ricerca che si ottengono sui dispositivi mobili e quelli della SERP che si genera sul desktop. Questo perché gli smartphone ormai sono utilizzati per più della metà delle ricerche sul web e la loro SERP privilegia i risultati multimediali come immagini o video. Per questo anche l’ottimizzazione SEO per mobile è diversa.
Sfruttare le fluttuazioni a proprio vantaggio
Conoscere e tenere sotto controllo la volatilità della SERP può essere utile ancora prima di creare un proprio sito se ad esempio si è incerti sulla nicchia in cui inserirsi. Controllare i domini di Google che compaiono nelle prime posizioni per i diversi topic e farsi un’idea di quali siano i competitor principali. Ma anche a capire su quali settori puntare e quale sia il momento migliore per inserirsi.
I siti che aggiornano e pubblicano contenuti più di frequente non temono le fluttuazioni anzi acquisiscono via via un maggiore dominio sulla propria nicchia oltre a più autorevolezza. Non bisogna mai adagiarsi nemmeno dopo aver guadagnato una buona posizione soprattutto se anche i competitor investono molto sulla creazioni di contenuti nuovi.
Osservando i risultati dell’analisi della volatilità si può capire quali siano le parole chiave migliori da utilizzare perché quelle più utilizzate è più difficile che portino in cima ai risultati (keyword difficulty). Se alcune di quelle considerate più “difficili” sono indispensabili si può in alternativa investire di più nell’ottimizzazione dei contenuti per compensare.
Infine quando si nota che la volatilità della SERP sta aumentando occorre comunque prendersi del tempo per esaminare i dati anziché correre ai ripari prima di un’attenta analisi.