Le tecniche manipolative Dark Pattern
Ad oggi, sapere riconoscere ed evitare i Dark Pattern è fondamentale per evitare di essere manipolati.
Scopriamo insieme di cosa si tratta e quali sono le tipologie principali!
Indice
Che sono i Dark Pattern
I dark pattern sono tattiche di marketing manipolative, scorrette, ingannevole, subdole, spesso invisibili ma potentissime, che vengono implementate nelle interfacce utente per indurre gli utenti a compiere azioni contrarie ai loro interessi e desideri.
Queste strategie sfruttano i bias più comuni e si fondono sull’ambiguità, dai contenuti ingannevoli fino alle interfacce fuorvianti e, dal momento che non sono sempre illegali, favoriscono l’azienda che le mette in atto.
Occorre precisare che fare leva sulle leggi di persuasione nel marketing non è di per sé sbagliato ma lecito, legittimo e, se fatto bene, anche utile. Esiste però una grande differenza tra persuadere e ingannare.
Nel contesto digitale attuale, infatti, i principi di persuasione di Cialdini (reciprocità, impegno e coerenza, riprova sociale, autorità, simpatia e scarsità) sono utilizzati per costruire i messaggi ingannevoli. In altre parole, mascherano da scelta una vera e propria manipolazione.
Come si può immaginare, l’impatto dei dark pattern sui consumatori è deleterio, in quanto vengono influenzati negativamente. Nello specifico provocano:
- peggioramento dell’esperienza utente: frustrazione, stress, senso di impotenza e irritazione per dover affrontare situazioni non ricercate nè desiderate;
- perdita della fiducia nelle piattaforme online e riduzione della propensione ad utilizzare i loro servizi
- pessima percezione nei confronti del sito in questione che influenza in modo negativo della reputazione del marchio.
Dark Pattern: principali tipologie
Ad oggi nel marketing esistono moltissimi Dark Pattern. Tra i più diffusi è di certo necessario citare:
- finta urgenza: si basa sul principio di scarsità per il quale se una cosa sta per finire la si desidera ancora di più. Spesso, però, viene costruito ad arte in modo disonesto con numeri falsi.
Ad esempio, quando durante la prenotazione di un hotel compare la dicitura “Solo 1 camera rimasta!”, “Altri 7 utenti stanno guardando questo prodotto!”. - costi nascosti: l’utente si fissa sul prezzo iniziale e accetta i piccoli rincari successivi perché vengono comunicati in una fase finale di acquisto dopo aver completato l’intero iter. Questa modalità sfrutta il bias di ancoraggio e capita, ad esempio, durante la prenotazione di un hotel quando al checkout compaiono in aggiunta spese di gestione e tasse o contributi non specificati;
- conferma forzata: avviene quando, durante un acquisto, una casella è già spuntata per iscriversi alla newsletter o è necessario deselezionare un’opzione nascosta per non ricevere mail;
- disiscrizione impossibile: accade quando togliere l’iscrizione da alcuni servizi di abbonamento software prevede un iter molto complicato, con varie schermate che si aprono, ripetute necessità di conferme, risposte a form e sondaggi.
Questo Dark Pattern prende il nome di roach motel e genera un enorme fastidio e frustrazione.
Ulteriori tecniche di manipolazione
Altri Dark Pattern presenti nel mondo del marketing sono:
- FOMO (Fear of Missing Out): per favorire l’acquisto impulsivo creano un senso di urgenza o di opportunità limitata, spingendo a prendere decisioni rapide per evitare di perdere un vantaggio o un’occasione unica che dura per un periodo di tempo breve.
Ad esempio “Ultima possibilità” o “Solo per oggi”; - confirmshaming: sfrutta il senso di colpa e la vulnerabilità emotiva inducendo gli utenti a compiere azioni che potrebbero altrimenti evitare o rifiutare.
Ad esempio, formulare domande retoriche che implicano una risposta positiva come “Vuoi davvero perdere questa offerta incredibile?”, con l’opzione di rifiuto che porta il messaggio “No, grazie, preferisco pagare di più”; - privacy zuckering: termine coniato in riferimento a Mark Zuckerberg, indica la pratica per cui le impostazioni predefinite sulla privacy su molte piattaforme digitali sono configurate in modo tale da permettere di condividere dati sensibili senza necessità del consenso esplicito da parte degli utenti. Ad esempio, i dati Meta.
- nagging: sfrutta la ripetizione persistente di messaggi o notifiche per influenzare il comportamento degli utenti e spingerli ad agire. La strategia punta a mantenere il brand o il prodotto/servizio costantemente presente nella mente. Ad esempio, email di follow-up, notifiche push, messaggi pubblicitari ripetuti.
Come evitare il fenomeno
Come è evidente, le tecniche manipolative di Dark Pattern sollevano questioni di conformità normativa cruciali a riguardo di trasparenza, consenso informato e rispetto della privacy dei dati personali degli utenti.
In quest’ottica, chi fa marketing dovrebbe assicurarsi di utilizzare:
- scelte facili e design etico, di modo che l’utente possa orientarsi sul sito ed effettuare scelte di goni tipo con rapidità e semplicità, comprese quelle di disiscrizione ai servizi;
- linguaggio chiaro e diretto: evitando frasi ambiguo e meccanismi sul sito ambigui;
- trasparenza: ad esempio mostrare subito il prezzo completo, incluse eventuali spese o anticipare che possono presentarsi e dichiarare chiaramente il reale numero di prodotti disponibili.
Di certo, affrontare questi impatti richiede un’azione coordinata da parte delle autorità di regolamentazione, delle aziende e della società nel suo complesso, al fine di promuovere pratiche etiche e trasparenti nella progettazione delle interfacce utente e proteggere i diritti e le esperienze degli utenti online.
Infine, occorre precisare che ad oggi le persone vogliono essere ascoltate, capite e poter procedere a scelte libere. Chi riesce a rispettare questo volere nel proprio modo di fare marketing ha un vantaggio competitivo enorme portando la clientela a percepire valore e di conseguenza essere fedele al brand.
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